OUTPUT: Acque reflue, emissioni e rifiuti solidi

Acque reflue

L’acqua è la matrice in cui avvengono la gran parte dei processi, ma non è “consumata” nel loro ambito.

Sotto il profilo quantitativo, gli scarichi rappresentano infatti il 95% dell’acqua impiegata nel processo. A cambiare sono le caratteristiche qualitative, che vanno ristabilite attraverso opportuni trattamenti di depurazione prima della restituzione idrica nell’ambiente.

La quota rimanente comprende l’umidità che rimane nelle pelli e l’acqua evaporata durante i processi di produzione o contenuta nei rifiuti conferiti al trattamento.

sviluppando processi efficienti;
selezionando e acquistando macchinari a ridotto fabbisogno idrico;
monitorando e contabilizzando i consumi.

– DATI 2023 –

-97,8%

COD

COD

(Chemical Oxygen Demand /Richiesta chimica di ossigeno)

Il suo valore, espresso in milligrammi di ossigeno per litro (mgO2/L), rappresenta la quantità di ossigeno necessaria per la completa ossidazione dei composti organici ed inorganici presenti nei reflui. È un indice che misura il grado di inquinamento dell’acqua da parte di residui organici della pelle (pelo e derma) e prodotti chimici non esauriti nei bagni di processo (es. ammoniaca, tensioattivi, solfuri, acidi organici, solventi organici, tannini, resine, aldeidi, coloranti, grassi etc.). Il controllo del COD in depurazione avviene combinando interventi di tipo fisico (es. filtrazione/grigliatura etc.), con processi chimici e biologici.

-99,4%

Cromo III

Cromo III

Il solfato basico di cromo Cr(OH)SO4 è un agente conciante in grado di fissarsi irreversibilmente alle fibre di collagene, impedendone la putrefazione senza alterarne la morbidezza, la flessibilità e la struttura fibrosa originaria e per questo motivo trova larghissimo impiego nell’industria conciaria.

Nel suo stato di ossidazione trivalente il cromo non presenta particolari caratteristiche di tossicità.

Le tecnologie a disposizione del settore permettono di recuperare, attraverso trattamenti chimico-fisici, gran parte del cromo contenuto nei bagni di concia esauriti, riducendo le concentrazioni in ingresso ai sistemi depurativi, che ne completano l’eliminazione.

-95,5%

Azoto totale

Azoto totale

È uno dei parametri chiave nella valutazione del carico inquinante poiché esercita la sua azione a livello sia chimico che biologico, intervenendo in maniera diretta nel metabolismo degli organismi viventi. È espresso in termini di TKN: Total Kjeldhal Nitrogen, vale a dire la concentrazione dell’azoto totale organico derivante dalla degradazione di proteine ed urea. Per conoscere il contenuto totale di azoto nei reflui, oltre al TKN, deve essere tenuta in considerazione anche la porzione di azoto derivante da ammoniaca (NH3) e sali di ammonio (NH4+) usati nei processi. Durante il trattamento di depurazione, si agisce prevalentemente con processi biologici sull’equilibrio di nitrificazione/denitrificazione.

-99,5%

Solidi Sospesi

Solidi Sospesi

Indica la quantità di solidi indisciolti, misurati in milligrammi/litro (mg/L), che possono essere separati per filtrazione da un campione di liquido. Nei reflui conciari sono dovuti principalmente a prodotti chimici indisciolti o a residui di degradazione della pelle nel corso delle operazioni ad umido e possono essere abbattuti (con ricaduta positiva anche sul COD) mediante trattamenti chimico-fisici.

-28%

Cloruri

Cloruri (Cl-)

I cloruri presenti negli scarichi conciari sono per la loro totalità di origine minerale, riconducibili al rinverdimento che porta in soluzione il sale di conservazione, al cloruro di ammonio eventualmente usato in decalcinazione/ macerazione e all’utilizzo di cloruro di sodio e acido cloridrico nel pickel e nella concia. La loro presenza non è ritenuta particolarmente preoccupante se non per l’influenza che un elevato carico salino può provocare sul potenziale osmotico dell’acqua, sui caratteri organolettici dell’acqua e per eventuali fenomeni corrosivi sulle condotte, legati alla maggior conducibilità elettrica dell’acqua.

Emissioni

Emissioni Kg CO₂ eq/m² di pelle prodotta

2,03
[Kg CO2 eq/m2]

dato 2023

Emissioni COV per m² di pelle prodotta

54
[g/m2]

dato 2023

-18%

Variazione 2015/2023

Rifiuti solidi

Rifiuti prodotti

1,88
[Kg rifiuti/m2]

dato 2023

1,96
[Kg SOA/m2]

dato 2023

1,11
[Kg rifiuti/m2]

al netto dei liquidi di concia
dato 2023

Tipologia rifiuti

Dati 2023

Le principali categorie in cui suddividere scarti e rifiuti dell’attività conciaria sono:

  • liquidi di concia: che derivano dall’attività di quelle concerie (attive, in particolare, in Toscana) che separano i bagni di concia per il recupero dei sali di cromo.
  • cascami, ritagli e polveri: i residui del processo di concia e sono in gran parte recuperati e trasformati in fertilizzanti e ammendanti.
  • fanghi: scarto delle attività di rifinizione, delle pulizie delle vasche e dell’eventuale trattamento dei reflui.
  • imballaggi: derivanti da imballi in carta e plastica, legno e materiali misti, destinati per lo più a recupero.
  • altri scarti specifici di settore, come sale, materiale assorbente, filtri e residui di processo in gran parte smaltiti.
  • altri rifiuti generati da attività di servizio

I processi di recupero degli scarti conciari sono un interessante caso applicativo di bioeconomia circolare. Sono numerose le buone pratiche messe in atto lungo tutto il processo di lavorazione della pelle per minimizzare, riutilizzare e recuperare gli scarti. Clicca qui per approfondire

Pericolosità rifiuti

Dati 2023

Destinazioni rifiuti

Dati 2023

La pelle italiana ha fatto del recupero la sua filosofia di vita, l’82% dei rifiuti derivanti dai processi produttivi è destinato a recupero.

Tra i recuperi un esempio molto importante è dato dal recupero del Cromo (III) dai bagni di concia e che viene poi reimmesso nel processo produttivo. 

Vi sono poi scarti derivanti dalle fasi di preparazione alla concia (come le scarnature, ecc.) che sono classificati come SOA (Sottoprodotti di Origine Animale). Si tratta di scarti di natura biologica che vengono reinseriti in cicli produttivi di altre filiere, dove sono scomposti in molecole più semplici (peptidi e aminoacidi) diventando: biostimolanti e fertilizzanti per agricoltura: un prezioso nutrimento per le piante, collagene per cosmetica, nutraceutica e adesivi, gelatine per settore alimentare e industria farmaceutica.

Gli scarti prodotti dalla concia alla selezione finale (cascami, rifili, rasature, ecc.) invece possono essere utilizzati per creare materiali per moda (rigenerato in fibre di cuoio), cartotecnica (carta) e altro.

L’approccio della gestione dei rifiuti e sottoprodotti della pelle italiana è:

coerente, perché in grado (non solo) di trasformare gli scarti in risorse, e soprattutto, di generare efficienza e apportare benefici sia ambientali che economici;
attuale, perché si inserisce in modo attivo e finalizzato nel percorso di transizione verso l’economia “ad alta circolarità” posta come obiettivo per la crescita sostenibile;
virtuoso, perché le risorse restano all’interno del sistema economico, creando nuovo valore.