OUTPUT: Acque reflue, emissioni e rifiuti solidi

Acque reflue, Emissioni e Rifiuti Solidi

Come ogni attività produttiva, soprattutto se di matrice industriale, il processo di produzione conciaria genera impatti sull’ambiente, la cui entità è minimizzata attraverso trattamenti specifici.

Accanto agli impatti positivi derivanti dalla natura circolare della pelle e, in particolare, della relativa filiera nazionale, la conceria italiana deve farsi carico anche di possibili effetti sull’ambiente che, se non adeguatamente e responsabilmente gestiti, potrebbero avere conseguenze indesiderate.

Acque reflue

Il trattamento delle acque reflue, che mediamente incide per oltre il 60% sui costi ambientali sostenuti delle concerie, è indubbiamente una delle attività di maggiore rilevanza nella gestione ambientale delle stesse.

L’acqua è la matrice in cui avvengono la gran parte dei processi, ma non è “consumata” nel loro ambito.

Sotto il profilo quantitativo, gli scarichi rappresentano infatti il 95% dell’acqua impiegata nel processo. A cambiare sono le caratteristiche qualitative, che vanno ristabilite attraverso opportuni trattamenti di depurazione prima della restituzione idrica nell’ambiente.

La quota rimanente comprende l’umidità che rimane nelle pelli e l’acqua evaporata durante i processi di produzione o contenuta nei rifiuti conferiti al trattamento.

Per evitare impatti sull’ecosistema, le concerie italiane si avvalgono da quasi cinquant’anni (addirittura precedendo la prima normativa a riguardo) di impianti di trattamento acque reflue e depuratori consortili all’avanguardia, specializzati nella depurazione dei reflui conciari (a volte, insieme alle acque civili del territorio).

Le concerie effettuano sulle acque scaricate a piè di fabbrica una prima separazione di scarti grossolani ed alcuni pretrattamenti in alcuni casi (se sono presenti sistemi per il convogliamento separato), per recuperare alcuni bagni prima dell’invio dei reflui alla depurazione.

Le concerie non ubicate in distretti produttivi provvedono direttamente alla depurazione, scaricando in prevalenza in fognature pubbliche.

L’elevato e continuo grado di innovazione garantiscono livelli di abbattimento ed efficienza all’avanguardia a livello mondiale.

Per ridurre i consumi di acqua per unità di prodotto, in conceria si opera:

sviluppando processi efficienti;
selezionando e acquistando macchinari a ridotto fabbisogno idrico;
monitorando e contabilizzando i consumi.

I depuratori consortili rappresentano un esempio internazionale di collaborazione interaziendale finalizzata alla sostenibilità ambientale. Continui investimenti, accordi di programma locali e nazionali, innovazione e ricerca hanno portato la depurazione conciaria a risultati importanti di ottimizzazione delle linee di trattamento acque e fanghi. Le strutture di depurazione si sono evolute costantemente nei territori conciari, a partire dal periodo in cui la produzione nazionale ha assunto caratteristiche industriali.

La situazione odierna vede anche un importante contributo dei depuratori conciari alla depurazione dei reflui civili del territorio.

Alla luce del loro ruolo chiave per la filiera, nelle nostre analisi dei reflui vengono direttamente coinvolti anche tutti i principali depuratori centralizzati presenti nei principali distretti conciari nazionali.

Nel complesso di tale campione, le acque di origine civile rappresentano oltre il 40% degli ingressi nel sistema depurativo, mentre la parte rimanente (oltre il 50%) è rappresentata da acqua di origine conciaria, porzioni residuali di altri reflui o rifiuti industriali allo stato liquido.

Le analisi di efficienza derivano dal rapporto tra la concentrazione dell’inquinante in uscita dal sistema depurativo e quella in ingresso e sono svolte sui principali parametri che caratterizzano i reflui conciari.

L’efficienza dei sistemi di depurazione operativi nei distretti consente di eliminare dai reflui di lavorazione percentuali prossime al 100% di solidi sospesi, azoto, cromo trivalente e carico organico (COD). 
Le acque depurate sono, poi, restituite all’ambiente con caratteristiche qualitative che consentono il loro reinserimento sicuro nei cicli biologici naturali.

Livelli di Abbattimento dei Principali Inquinanti nelle Acque (Depuratori Distretti di Toscana e Veneto)

– DATI 2022 –

-97.9%

COD

COD

(Chemical Oxygen Demand /Richiesta chimica di ossigeno)

Il suo valore, espresso in milligrammi di ossigeno per litro (mgO2/L), rappresenta la quantità di ossigeno necessaria per la completa ossidazione dei composti organici ed inorganici presenti nei reflui. È un indice che misura il grado di inquinamento dell’acqua da parte di residui organici della pelle (pelo e derma) e prodotti chimici non esauriti nei bagni di processo (es. ammoniaca, tensioattivi, solfuri, acidi organici, solventi organici, tannini, resine, aldeidi, coloranti, grassi etc.). Il controllo del COD in depurazione avviene combinando interventi di tipo fisico (es. filtrazione/grigliatura etc.), con processi chimici e biologici.

-99.5%

Cromo III

Cromo III

Il solfato basico di cromo Cr(OH)SO4 è un agente conciante in grado di fissarsi irreversibilmente alle fibre di collagene, impedendone la putrefazione senza alterarne la morbidezza, la flessibilità e la struttura fibrosa originaria e per questo motivo trova larghissimo impiego nell’industria conciaria.

Nel suo stato di ossidazione trivalente il cromo non presenta particolari caratteristiche di tossicità.

Le tecnologie a disposizione del settore permettono di recuperare, attraverso trattamenti chimico-fisici, gran parte del cromo contenuto nei bagni di concia esauriti, riducendo le concentrazioni in ingresso ai sistemi depurativi, che ne completano l’eliminazione.

-95.7%

Azoto totale

Azoto totale

È uno dei parametri chiave nella valutazione del carico inquinante poiché esercita la sua azione a livello sia chimico che biologico, intervenendo in maniera diretta nel metabolismo degli organismi viventi. È espresso in termini di TKN: Total Kjeldhal Nitrogen, vale a dire la concentrazione dell’azoto totale organico derivante dalla degradazione di proteine ed urea. Per conoscere il contenuto totale di azoto nei reflui, oltre al TKN, deve essere tenuta in considerazione anche la porzione di azoto derivante da ammoniaca (NH3) e sali di ammonio (NH4+) usati nei processi. Durante il trattamento di depurazione, si agisce prevalentemente con processi biologici sull’equilibrio di nitrificazione/denitrificazione.

-99.5%

Solidi Sospesi

Solidi Sospesi

Indica la quantità di solidi indisciolti, misurati in milligrammi/litro (mg/L), che possono essere separati per filtrazione da un campione di liquido. Nei reflui conciari sono dovuti principalmente a prodotti chimici indisciolti o a residui di degradazione della pelle nel corso delle operazioni ad umido e possono essere abbattuti (con ricaduta positiva anche sul COD) mediante trattamenti chimico-fisici.

-29.4%

Cloruri

Cloruri (Cl-)

I cloruri presenti negli scarichi conciari sono per la loro totalità di origine minerale, riconducibili al rinverdimento che porta in soluzione il sale di conservazione, al cloruro di ammonio eventualmente usato in decalcinazione/ macerazione e all’utilizzo di cloruro di sodio e acido cloridrico nel pickel e nella concia. La loro presenza non è ritenuta particolarmente preoccupante se non per l’influenza che un elevato carico salino può provocare sul potenziale osmotico dell’acqua, sui caratteri organolettici dell’acqua e per eventuali fenomeni corrosivi sulle condotte, legati alla maggior conducibilità elettrica dell’acqua.

Emissioni

Le emissioni in atmosfera rappresentano un altro importante aspetto ambientale da monitorare e sottoporre a miglioramento continuo.

Alla produzione conciaria sono associate emissioni in atmosfera date dai processi di trasformazione del pellame e da quelli ausiliari coinvolti nella produzione dell’energia.

Le emissioni generate dipendono, in particolare, dal loro tipo di processo produttivo, con variazioni significative in funzione della tipologia di articolo.

Per la produzione di pelle italiana le concerie si sono dotate di tecnologie all’avanguardia, seguendo di pari passo lo sviluppo di una rigorosa regolamentazione, sia nazionale che europea.

Emissioni Kg CO2 eq/m2 di pelle prodotta

No Data Found

2,04
[Kg CO2 eq/m2]

dato 2022

Le emissioni da caldaie e generatori di energia immettono nell’aria una serie di gas che possono contribuire all’effetto serra (come CO2 e ossidi di azoto). Per questi, è stato considerato quale indicatore di impatto il tenore di CO2 equivalente corrispondente, calcolato sulla base dei consumi energetici, valutando gli apporti diretti (consumi di gas, gasolio e altri combustibili) e indiretti (consumo di energia elettrica generata extra sito).

L’emissione di COV (Composti Organici Volatili), invece, è influenzata in modo notevole dalla destinazione d’uso del pellame. Filtri ed abbattitori installati a presidio degli impianti minimizzano le emissioni inquinanti e permettono di rispettare i parametri autorizzativi.

Emissioni COV per m2 di pelle prodotta

No Data Found

44
[g/m2]

dato 2022

-33%

Variazione 2015/2022

Per quanto riguarda l’emissione di COV, i risultati ottenuti sono in continuo calo rispetto agli anni precedenti, grazie all’implementazione di nuove tecnologie, sia in fase di produzione che di abbattimento emissioni, e alla progressiva sostituzione delle rifinizioni a solvente con formulazioni a base acqua.

Rifiuti solidi

Meno del 30% in peso delle pelli grezze che entrano in conceria viene trasformato in prodotto finito. Le quote rimanenti di materiale organico derivante dalle pelli grezze vengono scartate durante il processo, generando sottoprodotti e rifiuti. Questi sono di natura diversa a seconda della fase del ciclo da cui provengono e possono quindi avere differenti destinazioni finali.

Il Codice Europeo Rifiuti classifica precisamente i rifiuti di conceria:

04 01 rifiuti della lavorazione di pelli e pellicce
04 01 01 carniccio e frammenti di calce
04 01 02 rifiuti di calcinazione
04 01 03 bagni di sgrassatura esauriti contenenti solventi senza fase liquida
04 01 04 liquido di concia contenente cromo
04 01 05 liquido di concia non contenente cromo
04 01 06 fanghi, prodotti in particolare dal trattamento in loco degli effluenti, contenenti cromo
04 01 07 fanghi, prodotti in particolare dal trattamento in loco degli effluenti, non contenenti cromo
04 01 08 cuoio conciato (scarti, cascami, ritagli, polveri di lucidatura) contenenti cromo
04 01 09 rifiuti delle operazioni di confezionamento e finitura
04 01 99 rifiuti non specificati altrimenti

Il carniccio, che risulta dall’asportazione meccanica delle porzioni di tessuto sottocutaneo delle pelli in trippa, il pelo e altri residui solidi derivanti dalle prime fasi di lavorazione non sono classificati ai sensi della vigente normativa come rifiuti, ma come Sottoprodotti di Origine Animale (SOA).

Rifiuti prodotti

No Data Found

1,83
[Kg rifiuti/m2]

dato 2022

1,35
[Kg SOA/m2]

dato 2022

1,14
[Kg rifiuti/m2]

al netto dei liquidi di concia
dato 2022

Tipologia rifiuti

Dati 2022

No Data Found

Le principali categorie in cui suddividere scarti e rifiuti dell’attività conciaria sono:

  • liquidi di concia: che derivano dall’attività di quelle concerie (attive, in particolare, in Toscana) che separano i bagni di concia per il recupero dei sali di cromo.
  • cascami, ritagli e polveri: i residui del processo di concia e sono in gran parte recuperati e trasformati in fertilizzanti e ammendanti.
  • fanghi: scarto delle attività di rifinizione, delle pulizie delle vasche e dell’eventuale trattamento dei reflui.
  • imballaggi: derivanti da imballi in carta e plastica, legno e materiali misti, destinati per lo più a recupero.
  • altri scarti specifici di settore, come sale, materiale assorbente, filtri e residui di processo in gran parte smaltiti.
  • altri rifiuti generati da attività di servizio

I processi di recupero degli scarti conciari sono un interessante caso applicativo di bioeconomia circolare. Sono numerose le buone pratiche messe in atto lungo tutto il processo di lavorazione della pelle per minimizzare, riutilizzare e recuperare gli scarti. Clicca qui per approfondire

Pericolosità rifiuti

Dati 2022

No Data Found

Destinazioni rifiuti

Dati 2022

No Data Found

La pelle italiana ha fatto del recupero la sua filosofia di vita, il 78% dei rifiuti derivanti dai processi produttivi è destinato a recupero.

Tra i recuperi un esempio molto importante è dato dal recupero del Cromo (III) dai bagni di concia e che viene poi reimmesso nel processo produttivo. 

Vi sono poi scarti derivanti dalle fasi di preparazione alla concia (come le scarnature, ecc.) che sono classificati come SOA (Sottoprodotti di Origine Animale). Si tratta di scarti di natura biologica che vengono reinseriti in cicli produttivi di altre filiere, dove sono scomposti in molecole più semplici (peptidi e aminoacidi) diventando: biostimolanti e fertilizzanti per agricoltura: un prezioso nutrimento per le piante, collagene per cosmetica, nutraceutica e adesivi, gelatine per settore alimentare e industria farmaceutica.

Gli scarti prodotti dalla concia alla selezione finale (cascami, rifili, rasature, ecc.) invece possono essere utilizzati per creare materiali per moda (rigenerato in fibre di cuoio), cartotecnica (carta) e altro.

L’approccio della gestione dei rifiuti e sottoprodotti della pelle italiana è:

coerente, perché in grado (non solo) di trasformare gli scarti in risorse, e soprattutto, di generare efficienza e apportare benefici sia ambientali che economici;
attuale, perché si inserisce in modo attivo e finalizzato nel percorso di transizione verso l’economia “ad alta circolarità” posta come obiettivo per la crescita sostenibile;
virtuoso, perché le risorse restano all’interno del sistema economico, creando nuovo valore.