Risorse umane

Le risorse umane dell’industria conciaria italiana

Uno dei pilastri su cui si fonda la responsabilità sociale dell’industria conciaria italiana, nonché uno dei principali criteri per misurarne la sostenibilità, è il rispetto e la valorizzazione delle persone che lavorano in conceria, risorse strategiche per un’attività produttiva dalla tradizione antica, che coniuga innovazione tecnologica e sapere artigianale. All’interno di un ambiente di lavoro di qualità gli addetti devono avere la possibilità di esprimere nel modo migliore competenze e talenti e, a tal fine, le aziende del settore sostengono, nel rispetto delle normative nazionali e internazionali vigenti, l’importanza del lavoro come modalità di crescita, sviluppo personale e professionale.

L’assetto organizzativo delle aziende è caratterizzato da una generale stabilità a dimostrazione dell’impegno per la valorizzazione e creazione di rapporti di lavoro consolidati con i propri collaboratori; il contratto di lavoro a tempo indeterminato è infatti la forma contrattuale più utilizzata dalle aziende del settore.

L’attività conciaria è caratterizzata da elevati picchi stagionali e da notevoli fluttuazioni del mercato che richiedono una sempre maggiore flessibilità. Nonostante questo, le aziende utilizzano in modo corretto e responsabile gli strumenti previsti dalla legge, soprattutto per quanto riguarda il ricorso alla somministrazione che risulta contenuto.

IL LAVORATORE GIOCA UN RUOLO ESSENZIALE NELLA TRASFORMAZIONE DI UNO SCARTO IN UN MATERIALE DI VALORE.

Andamento dell’occupazione e media addetti per conceria

Nonostante il calo dei volumi di produzione conciaria degli ultimi anni, l’occupazione nelle concerie italiane non ha subito drammatici contraccolpi e a fine 2023 contava 17.882 addetti. Rispetto a vent’anni prima, la riduzione è stata complessivamente pari al 10%, mentre nell’ultimo decennio è risultata sostanzialmente stabile. Particolarmente rilevante in questo scenario la dinamica post-Covid che, se in termini di produzione conciaria ha indotto una contrazione dei volumi del 15% (intervallo 2019-2023), al contrario ha visto l’occupazione addirittura crescere del 2%, proprio con l’obiettivo di dare nuovo ossigeno alla tendenza di ripresa del settore (purtroppo interrottasi tra il 2022 e 2023).

Questa tenuta dell’occupazione è sinonimo dell’attenzione delle concerie per la salvaguardia della propria manodopera, tratto da sempre distintivo del nostro settore, caratterizzata da una predominante presenza storica di piccole e medie imprese a carattere familiare.

Addetti

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17.882

dato 2022

IN UNA REALTÀ PRODUTTIVA A FORTE MATRICE ARTIGIANALE E CREATIVA, LE PERSONE RIVESTONO UNA GRANDE IMPORTANZA.

Come sopra accennato, l’industria conciaria italiana è storicamente composta soprattutto da centinaia e centinaia di piccole e medie imprese. È un tratto caratteristica non solo del settore conciario ma di gran parte dell’industria manifatturiera italiana. Negli ultimi due decenni, l’evoluzione nazionale ed internazionale del mercato e delle filiere moda, arredo e auto ha però progressivamente portato (e sta tuttora portando) a una graduale concentrazione della popolazione di concerie italiane. Si tratta di una tendenza comprensibile, per certi versi naturale, già vista in numerosi altri settori sia in Italia che all’estero, legata a comprensibili dinamiche di selezione delle singole efficienze degli operatori e di aggregazioni per economie di scala e/o diversificazione dell’offerta. 

L’industria conciaria italiana è così passata da una media di 13 addetti per azienda registrata nel biennio 2004-2005 agli attuali 15,7 (2022-2023).

Addetti per Impresa (media)

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15,7

dato 2022

Struttura organizzativa degli addetti

Trattandosi di settore industriale, non sorprende che quasi l’80% degli addetti conciari siano operai, a fronte di un 17% di impiegati (con la restante parte – 4% – suddivisa tra intermedi, quadri e dirigenti). Si tratta di una suddivisione in lento ma costante cambiamento, che vede in aumento il numero degli impiegati, a causa delle sempre maggiori e rilevanti attività di “servizio” al puro processo conciario all’interno delle aziende. Tale tendenza appare oltremodo comprensibile se consideriamo la concentrazione di sempre più imprese conciarie verso il medio e l’alto di gamma, fasce di prodotto dove è necessario sviluppare un dialogo ampio e costante con la clientela.

Risorse umane - Struttura

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Tipologia di inquadramento contrattuale

La provenienza degli occupati conferma il forte radicamento del settore nel territorio, di cui costituisce motore di sviluppo sia economico che sociale. La maggioranza delle maestranze proviene, infatti, dal distretto o dalle aree limitrofe.  Tale realtà è strettamente correlata alla stabilità dei rapporti di lavoro che caratterizza il settore e garantisce ai lavoratori e alle loro famiglie uno stile di vita dignitoso.

La vocazione manifatturiera del settore si rispecchia nell’inquadramento contrattuale dei suoi addetti. La maggioranza, in buona parte altamente specializzata, si colloca nell’area tecnico-operativa. Nonostante gli elevati picchi stagionali e le notevoli fluttuazioni del mercato, l’assetto organizzativo delle concerie predilige la stabilità dei rapporti (contratti a tempo indeterminato) come forma di tutela del patrimonio di conoscenze acquisite e accresciute dal lavoratore all’interno dell’azienda. Anche il ricorso a tipologie contrattuali flessibili (contratti a termine e di somministrazione) risulta contenuto, garantendo ai lavoratori specializzati competenze spendibili anche nel più ampio contesto distrettuale.

Lavoratori a tempo indeterminato

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79%

dato 2022

Occupazione femminile

Dall’analisi di dettaglio del quadro occupazionale emerge una moderata ma interessante quota di occupazione femminile, ultimamente compresa tra il 18% e il 22% a seconda dell’anno. Come copra accennato, la concia in Italia ha dimensioni e caratteristiche di stampo industriale, che, nella maggioranza delle attività di processo, faticano a utilizzare manodopera femminile, a causa delle dimensioni e del peso dei pellami (anche se alcune lavorazioni, spesso di carattere artigianale se non addirittura ancora manuale, prediligono proprio le capacitò femminile in termini di gusto, creatività, precisione).

Occupazione femminile su totale

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19,7%

dato 2022

Occupazione estera

L’elevata inclusività del settore è dimostrata dalla significativa percentuale di lavoratori stranieri, variabile nelle differenti aree geografiche, ma ormai pienamente inseriti nella comunità in cui operano.  La loro quota sull’occupazione totale del settore è sempre storicamente stata compresa tra il 20% ed il 30% della forza lavoro, ma negli ultimi anni si è assistito a una riduzione della sua incidenza, probabilmente a causa, come detto sopra, della progressiva concentrazione delle concerie italiane verso il medio e l’alto di gamma, fasce di prodotto dove maggiore è l’importanza di profili specializzati (profili che spesso non corrispondono a quelli di buona parte dei lavoratori stranieri).

Occupazione stranieri su totale

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13,6%

dato 2022

Età e anzianità degli addetti

Un aspetto significativo per la caratterizzazione del personale occupato emerge dai dati relativi all’età dei lavoratori e all’anzianità di servizio.

La segmentazione degli addetti conciari per età evidenzia un costante e progressivo invecchiamento della popolazione lavorativa, con il 42% della forza lavoro che nel 2022 presentava un’età superiore ai 51 anni (30% tra 51 e 60 anni, 12% oltre i 61 anni). Gli under 40 rappresentano solo un terzo della forza lavoro totale. Il dato pone forte il tema del ricambio generazionale e, di rimando, la necessità di azioni volte ad attrarre nuovi talenti anche grazie alla stretta collaborazione con il sistema formativo, affinché si interfacci con il mondo del lavoro per lo sviluppo di nuove professionalità e competenze richieste dal sistema produttivo.

Età

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L’altra faccia della medaglia, che spinge ulteriormente verso attività di promozione del lavoro in conceria, è l’analisi per anzianità di occupazione, che mostra come oltre la metà degli addetti (57% nel 2022) abbiano un’esperienza in conceria inferiore ai 10 anni mentre circa un quinto degli stessi (21%) ha un’anzianità professionale superiore ai 20 anni.

Classi di anzianità

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La Formazione

Tra gli obiettivi degli SGDs per il 2030 vi è quello di aumentare in modo sostanziale il numero di giovani e adulti che hanno competenze rilevanti, comprese competenze tecniche e professionali, per l’occupazione e per l’imprenditorialità.

La formazione, per l’intera filiera della pelle italiana, gioca da sempre un ruolo fondamentale, in relazione non solo allo sviluppo e alla qualificazione dell’occupazione, ma anche alla capacità delle aziende di mantenersi competitive nel tempo. I mutamenti in atto, primo fra tutti la transizione ecologica, e la rapida evoluzione delle tecnologie e dei trend di mercato stanno, infatti, determinando una profonda trasformazione dei fabbisogni di competenze dei lavoratori e, con essi, dei profili professionali richiesti.

A ciò si aggiungono il fisiologico turnover e il progressivo invecchiamento della popolazione lavorativa, anche in relazione alla difficoltà di ingaggio dei giovani. I settori a forte artigianalità, come quelli legati alla lavorazione della pelle (ma non solo), hanno perso nel tempo molto appeal verso i millenials, più attratti da altre professioni. Emerge, quindi, con sempre più urgenza la necessità di azioni che coinvolgano il maggior numero di stakeholder sia della filiera industriale che di quella formativa, promuovendo iniziative ad ampio raggio e condividendo buone pratiche per mettere in connessione aziende e giovani.

In questo contesto si colloca l’impegno continuo di UNIC e del settore per la formazione e la diffusione della cultura della pelle italiana e dei suoi valori, con proposte formative presso scuole, istituti d’alta formazione e università, oltre che a quelle presso gli operatori commerciali dell’intera filiera.

I numeri della formazione sviluppata da UNIC nel 2023

La formazione dei giovani
Target: secondaria di II grado, IFTS, ITS, istituti moda e Università sia in Italia che all’estero
118 corsi
2.817 partecipanti
367 ore di lezione
La formazione nella filiera
Target: operatori di brand, aziende manifatturiere, retailer, designer
31 corsi (Italia e estero)
553 partecipanti
75 ore di lezione