Recupero scarti conciari

Recupero scarti conciari

Recuperando innanzitutto una preziosa materia organica, la pelle, la conceria italiana si è storicamente posta l’obiettivo di sviluppare e gestire la sua trasformazione in un materiale ad altissimo valore aggiunto adottando un approccio “circolare” integrato.

Spiegare come, è molto semplice. Ha creato le condizioni perché i propri scarti produttivi, anziché rifiuti diventassero materie prime per altre filiere industriali anticipando di decenni la strategia europea relativa alla economia circolare, che promuove il riuso sostenibile delle risorse biologiche e degli scarti per la produzione di beni per altri settori.

Di seguito sono descritte alcune pratiche di recupero e valorizzazione degli scarti e dei residui dei processi conciari.

Dalla depurazione delle acque reflue conciarie alla produzione di biofertilizzanti – caso Cuoiodepur

Il Consorzio Cuoio-Depur ha sviluppato metodologie che permettono il riutilizzo in agricoltura dei fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue da concia vegetale, metodo di concia basato sull’utilizzo di tannini ed estratti dalla corteccia delle piante, attraverso ottenimento di concime organico azotato derivante al 100% da fonti organiche naturali.

Questi fanghi, particolarmente adatti allo scopo, data la consistente presenza di sostanze organiche derivante dagli estratti di origine vegetale (tannini) e dalla lavorazione delle pelli, sono additivati con residui di pelo, crini, carniccio, cuoiattolo e affini, il cosiddetto “Pellicino”.

Questa miscelazione è finalizzata a produrre un prodotto fertilizzante noto come “Pellicino Integrato” che ha dato risultati molto positivi in termini di efficienza agronomica ed è conforme alle leggi vigenti.

È importante notare che, in termini di classificazione, questi fanghi non sono trattati come rifiuti; infatti, non gli viene attribuito alcun codice CER (Codice Europeo dei Rifiuti), bensì sono trattati come sottoprodotti risultanti dal processo di trattamento delle acque reflue conciarie.

Recupero SOA e rifili conciati dai processi di conceria per la produzione di concimi solidi, biostimolanti liquidi, ritardanti per gesso da presa ed energia – casi Sicit S.p.a., Ilsa S.p.a., Hydro S.p.a.

Le aziende sopracitate risiedono all’interno dei distretti conciari nazionali e si occupano del recupero degli scarti delle lavorazioni conciarie, valorizzandoli attraverso processi ad altissima tecnologia.

Oltre all’evidente contributo agli sforzi di circolarità del settore, queste filiere hanno consentito di ridurre in maniera significativa, o addirittura di azzerare, alcune tra le più significative tipologie di scarto conciario.

Per ogni 1 000 Kg di pelli grezze lavorate si producono circa 250 Kg di pelli conciate e fino a circa 600 Kg di sottoprodotti di origine animale SOA, tra cui vi rientrano pelo, carniccio e pezzamino (pelle già calcinata, senza pelo) e rifiuti conciati quali rasature e rifili recuperabili, in crust o finiti.

Questi scarti seguono regimi normativi differenti: nel caso dei SOA il riferimento è il Reg. CE 1069/2009; nel caso dei rifiuti è il Reg. CE 152/2006.

Entrambi sono costituiti principalmente da collagene e sono trasformati in idrolizzati proteici, precursori di fertilizzanti e biostimolanti per il settore agrochimico e ritardanti per gesso per l’edilizia.

Dal solo carniccio si ricava circa il 10% in peso di idrolizzato proteico concentrato, elemento base per la formulazione di biostimolanti; questa percentuale si eleva fino al 57% sottoponendo ad idrolisi termobarica rifili di pelle allo stadio semilavorato o finito per ottenere fertilizzante azotato solido ed al 55% sottoponendo ad idrolisi enzimatica o chimica il wet blue per ottenere una soluzione acquosa di idrolizzato proteico (il dato può variare leggermente a seconda del grado di diluizione).

I biostimolanti sono prodotti di alta qualità ed efficienza agronomica, totalmente biodegradabili e senza rischi per la salute pubblica e l’ambiente. Si tratta di concimi “intelligenti”, integratori per coltivazioni in condizioni ambientali e di stress difficili, che rinforzano le difese naturali della pianta a malattie, parassiti e cambiamenti climatici.

Il loro impiego permette una diminuzione dell’utilizzo di fertilizzanti e soprattutto di agrofarmaci: sono in grado di modulare la cessione dell’azoto in base alle richieste delle piante e di agire sullo sviluppo vegetale migliorando le caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche dei terreni.

La differenza tra fertilizzante e biostimolante consiste nel fatto che i primi ripristinano i nutrienti nel suolo e richiedono l’impiego di quantità cospicue, mentre i secondi attivano le risposte immunitarie delle piante e si usano in quantità minime.

I processi di idrolisi per ottenere aminoacidi e peptidi per il settore agricolo hanno aperto la possibilità di ottenere un prodotto interessante anche per il settore edile: il ritardante per il gesso da presa, additivo a base di amminoacidi che permette una facile lavorabilità e stesura senza che questo si rapprenda troppo rapidamente.

Un altro interessante impiego del carniccio è la produzione di energia. Questo scarto è costituito da una quota importante di grasso, che viene separato, sottoposto ad un processo di esterificazione e successivamente venduto ad impianti per la produzione di energia. Il processo di esterificazione è necessario per migliorare l’efficienza di combustione del grasso e per non rovinare gli impianti.

Gelatine e Proteine Alimentari a partire dal collagene – caso Lapi Gelatine

I residui di lavorazione delle concerie, in questo caso sono impiegati per la produzione di gelatina destinata al consumo umano per i settori alimentare, farmaceutico, e  nutraceutico.

Tutto i materiali sono certificati, opportunamente tracciati e lavorati nel pieno rispetto delle normative cogenti applicabili in ambito igienico-sanitario, così da garantirne la sicurezza alimentare.

Con croste e spaccature in trippa, ma anche pezzamino, ricchi di proteine, si realizzano alcuni prodotti destinati alla filiera alimentare: collagene, budelli artificiali, gelatine e proteine alimentari, fondamentali, per esempio, per la produzione di caramelle gommose e gelatine per le carni in conserva.

Per il settore farmaceutico invece le gelatine alimentari sono impiegate per la produzione di capsule per medicinali, che racchiudendo il principio attivo, servono a mascherare sapori sgradevoli.

La gelatina, in questo caso è particolarmente adatta allo scopo in quanto ha la caratteristica di essere termoreversibile proprio alla temperatura del corpo umano e ciò permette al farmaco di essere liberato una volta giunto nello stomaco.

Il collagene idrolizzato è impiegato nel settore della nutraceutica per la produzione di barrette e drink energetici e integratori alimentari.

Altri sottoprodotti, non destinati al consumo alimentare umano, possono essere trasformati in gelatine tecniche, colle, pet food e pet toys edibili.

Granulati inerti per l’edilizia e conglomerati bituminosi – caso Aquarno

Le innovazioni tecnologiche e impiantistiche adottate a livello depurativo da Aquarno hanno sensibilmente ridotto i volumi dei fanghi derivanti dai trattamenti di depurazione destinati a smaltimento, trasformandoli in una materia prima seconda.

Ciò è stato possibile attraverso uno specifico processo di recupero che, partendo dalla disidratazione e dall’essiccamento dei fanghi, attraverso la pirosinterizzazione degli stessi, porta alla produzione di un granulato sinterizzato; tale granulato, dopo miscelazione con carbonato di calcio, è impiegato per la produzione di granulati inerti per l’edilizia ed i sottofondi stradali.