Circolarità

La produzione conciaria è circolare per natura

I pilastri che costituiscono le basi della circolarità della pelle sono:

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Essere una materia prima recuperata da scarti del settore alimentare

Oltre il 99% delle pelli grezze utilizzate dalle concerie proviene da animali bovini e ovicaprini, allevati esclusivamente per la produzione di latte e carne.

Tali pelli sono quindi uno scarto dell’industria alimentare, e, tecnicamente, prendono il nome di SOA, ovvero Sottoprodotti di Origine Animale, come definito nel Reg. CE n.1069/2009. Il processo conciario recupera questi SOA e li trasforma, valorizzandoli, in un prodotto finale, la pelle finita, che ha molteplici applicazioni nel mercato.

La pelle è, quindi, il risultato di uno dei più antichi processi di re/up-cycling.

Ogni anno, nel mondo, le concerie recuperano complessivamente circa 1.700 kmq di pelle grezza (pari a 8 milioni di tonnellate), il cui smaltimento come rifiuto produrrebbe 5 milioni di tonnellate di gas serra (stime sulla base di dati UNIDO).

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Permettere il recupero di scarti e altri SOA, il trattamento e la depurazione delle acque, il riutilizzo di chemicals (o prodotti chimici)

La struttura del settore conciario in Italia ha permesso lo sviluppo di un ecosistema interaziendale fortemente interconnesso per lo scambio di scarti, reflui e servizi particolarmente rilevanti dal punto di vista ambientale.

I processi di recupero degli scarti conciari, infatti, rappresentano un interessante case history applicativo di bioeconomia circolare e, per esempio, l’uso agricolo delle biomasse conciarie di recupero, ad oggi prevalente, esemplifica l’ideale chiusura del cerchio dei materiali naturali.

Nelle concerie italiane, i principali scarti di lavorazione  vengono recuperati per produrre:

Fertilizzanti e biostimolanti per l'agricoltura
Gelatine e collagene per alimenti, cosmetici, farmaci, adesivi
Granulati inerti e conglomerati bituminosi per l'edilizia
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Essere un Materiale Bio-Based

Data la sua origine, la pelle è a tutti gli effetti un materiale bio-based, derivante da fonti rinnovabili, caratteristica importante nella lotta alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti.

Clicca qui per approfondire la natura bio-based della pelle

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Avere caratteristiche tecniche uniche

Elevata durata e usabilità, alta riparabilità e un alto livello di biodegradabilità e compostabilità

Il processo di concia converte un rifiuto organico in un materiale produttivo stabilizzato, durevole e ad alte prestazioni con differenti utilizzi finali e, nella maggior parte dei casi, biodegradabile. 

La pelle racchiude in sé diversi principi definiti nel regolamento dell’Unione Europea sull’Ecodesign secondo cui le prestazioni e il valore dei prodotti, dei materiali e di altre risorse devono essere mantenuti il più a lungo possibile per evitare la produzione di rifiuti che, comunque, dovranno avere il minimo impatto sugli ecosistemi.

Durabilità/Usabilità e Biodegradabilità/Compostabilità sono due tra i temi più caldi del dibattito globale sulla sostenibilità dei materiali di produzione.

Durabilità/Usabilità/Riparabilità

La pelle è in grado di invecchiare mantenendo le sue peculiari caratteristiche conferendo così un’elevata durabilità, sia in termini di estetica e funzionalità, ai manufatti che concorre a realizzare.

In questi termini si può parlare anche di usabilità. La pelle, infatti, oltre a mantenersi intatta nel tempo, garantisce anche che un prodotto possa mantenere le sue caratteristiche fondamentali nonostante un utilizzo frequente.

Di conseguenza, queste caratteristiche permettono anche un alto grado di riutilizzabilità e riparabilità, che permette di allungare ulteriormente il ciclo di vita dei prodotti finali.

Si può dire che gli articoli in pelle invecchiano con chi li possiede acquistando col tempo un fascino vintage. Per questo, quando si parla di pelle, si fa riferimento all’approccio di design sostenibile che prende in considerazione la durabilità emotiva (emotional durability), fattore che riduce il consumo e lo spreco di risorse naturali aumentando la resilienza delle relazioni che si stabiliscono tra consumatori e prodotti.

Biodegradabilità/Compostabilità

Innanzitutto, da un punto di vista tecnico-scientifico, ha più senso parlare di compostabilità che di biodegradabilità, in quanto la compostabilità, che presenta anche maggiori specifiche normative a riguardo, misura la capacità di un materiale di trasformarsi in compost (miscela di sostanze ottenute da residui biodegradabili vegetali/animali mediante l’azione di batteri e funghi) in un periodo di tempo controllato e rispettando determinate condizioni, mentre il termine biodegradabilità risulta più astratto e colloquiale, in quanto , in pratica, indica la tendenza di un materiale ad essere convertito in CO2 grazie ai microorganismi.

La biodegradabilità o biodegradazione, che non è sempre una caratteristica positiva di sostenibilità, in quanto bisogna assicurarsi che quanto prodotto possa essere reso di nuovo disponibile nell’ambiente, senza arrecare danno allo stesso, è un processo lento realizzato dalla natura, mentre il compostaggio è un processo veloce realizzato dall’uomo.

Se sminuzzata e posta in condizioni adeguate di umidità, temperatura e presenza di microorganismi, la pelle va incontro a un processo di biodegradazione.

Ma è necessario considerare che la pelle è comunque un materiale composito, composto da un polimero (collagene), che è di per sé biodegradabile prima di essere conciato, e da sostanze aggiunte per migliorare le proprietà chimiche e meccaniche, il cui grado di biodegradabilità può variare anche considerevolmente.

La biodegradabilità della pelle può essere valutata attraverso la norma ISO 20136.

Si tratta di una tematica di analisi che sta ricevendo sempre più attenzione, sia a livello di rapporti di filiera che sul piano normativo, e conseguentemente stanno aumentando gli studi scientifici ad essa dedicati. Qui di seguito ne segnaliamo alcuni:

Biodegradabilità ed ecosostenibilità del cuoio (SSIP Stazione Sperimentale Pelli)
Puma Re:Suede Pilot Project
A Study of the Composting Capacity of Different Kinds of Leathers, Leatherette and Alternative Materials
La biodegradabilità della pelle e la sua durabilità sono in antitesi?

La durabilità di un materiale si valuta con la possibilità di utilizzarlo per un periodo di tempo, in condizioni normali e ragionevolmente prevedibili. Parliamo di temperatura, umidità dell’ambiente, pressione atmosferica. La pelle, in tali condizioni, è un materiale durevole.

Monitor for Circular Fashion – SDA Bocconi

Tra le varie iniziative per promuovere la circolarità del settore, UNIC e ICEC hanno aderito al progetto “Monitor for Circular Fashion”, promosso dal Sustainability Lab SDA Bocconi con la partecipazione della Commissione Europea (DG GROW), di UNECE (United Nations Economic Commission for Europe), di alcuni fashion brand (tra cui Kering, Ferragamo, Tod’s, Vivienne Westwood) e loro fornitori.

Il Monitor for Circular Fashion è un progetto multi-stakeholder, che mira a identificare gli indicatori di performance (KPIs) della circolarità nel settore moda, a evidenziare e diffondere buone pratiche aziendali in tale senso e a valorizzare competenze tecniche, manageriali e scientifiche verso modelli di business sostenibili.

Nell’edizione 2023, UNIC e ICEC hanno preso parte al gruppo di lavoro (KPIs Committee) che ha definito i KPIs di circolarità per la supply chain della pelle, con l’obiettivo di sottolinearne e chiarirne gli elementi tecnici di riconoscimento, valutazione e misurazione, in ottica di eco-progettazione e secondo principi di durabilità del bene di consumo, biodegradabilità del materiale ed efficienza produttiva.

UNIC e ICEC, inoltre, hanno contribuito alla corretta identificazione dei claim di sostenibilità della pelle in qualità di partner nei due progetti pilota del Monitor realizzati da TOD’s progetto Re-Gen H, con pelli Sciarada Industria Conciaria S.p.a e Ferragamo progetto Traced Leather Varina ballet flat, con pelli BCN Concerie S.p.a.

Nel 2024 anche Gruppo Mastrotto S.p.a si è unita alla community del Monitor for Circular Fashion mentre UNIC e ICEC hanno rinnovato la loro collaborazione e sono tutt’ora coinvolti in altri due nuovi progetti pilota riguardanti la pelle.