Benessere animale

Benessere Animale

È ESSENZIALE CHE LA FILIERA PRODUTTIVA A MONTE GARANTISCA AGLI ANIMALI IL PIÙ ALTO LIVELLO DI BENESSERE POSSIBILE.

Un altro tema di governance etica sul quale l’attenzione dell’opinione pubblica (istituzioni, clienti, media, consumatori) si sta concentrando sempre di più sono le condizioni di benessere degli animali (animal welfare).

Capita che la pelle ancora riceva, ingiustificatamente, attacchi mediatici da parte di movimenti di opinione concettualmente contrari a ogni tipo di produzione di origine animale. Per questo motivo e per contrastare la diffusione di informazioni fuorvianti o addirittura false sull’argomento, risulta fondamentale sviluppare progetti e attività sul tema, anche al fine di diffondere informazioni certe sulle reali situazioni in essere.

Innanzitutto, è bene sottolineare come per benessere animale si intenda un sistema di valutazione qualitativo delle condizioni di allevamento e trasporto degli animali in termini di benessere degli stessi, e/o delle condizioni di abbattimento e macellazione in termini di minimizzazione del grado di sofferenza inferto.

Ricordiamo che oltre il 99,5% delle pelli utilizzate dall’industria conciaria italiana ha origine bovina ed ovicaprina (con la restante parte composta da pelli di suini, cervi e pelli “esotiche”, cioè rettili, pesci, canguri, ecc.). Queste pelli sono uno scarto della produzione di carne, dato che gli animali sono allevati e poi abbattuti solo per essa, e, in quanto recuperate dalle concerie, assumono la natura di sottoprodotto di origine animale (SOA).

Nel contesto del benessere animale, è quindi la filiera della carne l’unico soggetto attivo, e quindi anche responsabile, sul tema; gli sforzi etici di miglioramento non posso che competere a chi tratta direttamente l’animale. La conceria, utilizzatrice di un sottoprodotto e quindi con limitata forza di persuasione commerciale, è priva di titolo e forza per poter intervenire su regole e prassi.

L’attenzione da parte dell’industria conciaria italiana è, comunque, altissima e il monitoraggio su pratiche ed eventuali problematiche è costante.

A differenza di ciò che credono in molti, le regolamentazioni in materia di benessere animale sono ampie e molto diffuse. A livello multilaterale globale, le organizzazioni internazionali di riferimento sono la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), che opera come punto di ricerca, raccolta e scambio di informazioni su norme e usi di animal welfare, e l’OIE (organizzazione mondiale per la salute animale), organo di maggior riferimento internazionale sul tema, che ha stabilito standard specifici per trasporto ed abbattimento.

Sul piano nazionale ed internazionale, sono numerosi i Paesi e gli organismi sovranazionali in cui sono in vigore e vengono implementate leggi, linee guida, protocolli e codici di condotta, che mirano a disciplinare in maniera virtuosa le condizioni di trattamento degli animali allevati. Vale ad esempio l’Unione Europea (e l’Europa in generale), che presenta indubbiamente uno dei sistemi legislativi più organici, strutturati, attenti e controllati a livello mondiale (Dir. 93/119, Dir. 95/29, Reg. 1255/97, Dir. 98/58, Reg. 882/04, Reg. 1/05, Reg. 1099/09…). Ma non è l’unica; ci sono standard simili anche negli USA, in Australia, in Nuova Zelanda e in molti Paesi emergenti.

A prescindere dalle norme sugli aspetti di carattere igienico e sanitario, volte primariamente a garantire il consumatore, le regolamentazioni più comuni riguardano i seguenti aspetti:

In allevamento: controlli veterinari e registri medici, spazi di movimento o stazionamento consoni all’animale trattenuto, luce ed aria adeguate, alimentazione sana e sufficiente, trattamenti che eliminino sofferenze e lesioni
Nel trasporto: distanziamento e numero massimo di carico animali, temperature nei vettori, scivoli adatti, divieto di pungolature e percosse
Nella macellazione: vanno evitati maltrattamenti o eccitazioni, contusioni o ferite, cadute o scivolamenti (in generale, l’abbattimento deve avvenire in maniera tale da minimizzare il più possibile il rischio d’ansia e la sofferenza, attraverso le metodologie scientificamente e tecnicamente più adeguate per l’animale in questione)

Gli impatti di questi precetti sulle dinamiche della filiera pelli appaiono diversificati. Oltre all’essenziale apporto di carattere puramente etico, in molti casi vi è anche il beneficio di una migliore qualità del grezzo. A cui però quasi sempre viene associato un aumento dei costi di approvvigionamento. Quando l’effetto è chiaro e tangibile, si tratta comunque di un investimento importante per il raggiungimento della qualità richiesta dalla domanda manifatturiera.

Anche in questo ambito, l’attenzione e gli sforzi di UNIC Concerie Italiane nascono parecchi anni fa.

Nel 2014 abbiamo elaborato, pubblicato e diffuso il “Manifesto UNIC sul Benessere Animale”, con l’obiettivo di promuovere, tra gli operatori della filiera pelli, i principi dell’OIE basati sulle 5 libertà fondamentali degli animali e sulle normative nazionali all’avanguardia in questo campo:

Libertà dalla fame e dalla sete
Libertà dal disagio
Libertà dal dolore, dalle lesioni e dalle malattie
Libertà di esprimere comportamenti normali
Libertà dalla paura e dallo stress
Scarica il “Manifesto UNIC sul Benessere Animale”

In tal senso, abbiamo voluto condividere la nostra visione e il nostro impegno anche con i colleghi e i partner internazionali, promuovendo, nel corso dei periodici mandati di Presidenza dei nostri imprenditori, l’adozione e la diffusione di documenti e dichiarazioni sul tema da parte di Cotance (confederazione delle associazioni conciarie europee) e ICT (consiglio mondiale dei conciatori).

Successivamente, nel 2019, abbiamo deciso di intensificare le attività di ricerca/analisi e, spinti dall’esigenza di utilizzare e promuovere un approccio tecnico-scientifico (e non emotivo o “demagogico”) al tema, abbiamo attivato un’importante collaborazione pluriennale con il Dipartimento di Medicina Veterinaria e Scienze Animali dell’Università degli Studi di Milano. Obiettivo specifico del progetto: mappare, verificare e valutare le reali condizioni di benessere animale nei principali mercati di approvvigionamento di materia prima delle concerie italiane.

I dati settoriali più recenti (2023) su tali acquisti fanno emergere a tal riguardo che il 78% proviene da Europa (Italia compresa), Nord America e Oceania, dove l’attenzione sul tema è estremamente alta e, come abbiamo visto, sono in vigore i sistemi legislativi più sviluppati e sicuri a livello globale. La restante parte è relativa a Paesi emergenti e in via di sviluppo, dove la componente rurale, la cultura agraria e l’allevamento estensivo diffuso sono ancora particolarmente presenti. 

Dalla mappatura della legislazione esistente e dalle informazioni sulle procedure utilizzate nei diversi sistemi di allevamento, collegate ai sistemi di tracciabilità già implementati dal settore, è possibile quindi confermare l’impegno delle concerie italiane, che possono fornire perciò valide garanzie di una gestione responsabile delle risorse di origine animale.

Anche in questo ambito, ICEC ha sviluppato un progetto di certificazione ad hoc: ai dati raccolti e verificati attraverso lo standard di certificazione sulla tracciabilità TS 410 e TS 412, è possibile infatti applicare un modello di valutazione delle garanzie in ambito di benessere animale.

Vuoi saperne di più sulla certificazione ICEC di tracciabilità e benessere animale?